Parlando di adozione, una delle questioni più importanti che ci troviamo ad affrontare è quello del rapporto con la diversità.
Genitori e figli-figlie adottivi-e spesso hanno origini, tratti somatici, colore della pelle differenti (sia in adozione internazionale che in quella nazionale).
Questa differenza porta con sé prepotentemente, soprattutto in questi ultimi tempi, il tema del razzismo.
La nostra associazione cerca di affrontare questo tema con attenzione e con l’ascolto di chi la differenza (e spesso il razzismo) la vive sulla propria pelle.
Crediamo che la diversità sia un valore, e siamo consapevoli della necessità di rapportarsi ad essa nella maniera più corretta e rispettosa.
Per questo stiamo lavorando per offrirvi nel prossimo futuro occasioni di riflessione su queste tematiche.
Nel frattempo vi proponiamo di allenarvi con noi, arricchendo il nostro lessico su razzismo e antirazzismo. Queste voci di “glossario” sul tema della discriminazione e del razzismo saranno piccoli spunti per fare esercizio di consapevolezza sui nostri atteggiamenti nei confronti della diversità.
Ringraziamo per questo Sara Biscioni, studiosa di pratiche educative antirazziste, insegnante di italiano L2, formatrice, che ha tradotto per noi alcuni termini da fonti in lingua inglese
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Stereotipo: credenza esagerata, immagine o verità distorta riguardo a una persona o un gruppo; una generalizzazione che non permette, o permette in misura limitata, differenze individuali o variazioni sociali. Gli stereotipi sono basati su immagini dei mass media, opinioni veicolate dai genitori, dal gruppo dei pari o altri membri della società. Gli stereotipi possono essere positivi o negativi. (da tolerance.org)
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Pregiudizio: opinione, preconcetto o attitudine riguardo a un gruppo o ai suoi membri individuali. Può essere positivo o negativo. Spesso i pregiudizi sono accompagnati da ignoranza, paura o odio. Si formano attraverso un complesso sistema psicologico che inizia con l’attaccamento a un circolo chiuso di frequentazioni o “in-group” come la famiglia. Il pregiudizio spesso ha come obiettivo gli “out-groups”, cioè gruppi percepiti come esterni. (da tolerance.org).
Preconcetto o attitudine ingiustificati, e di solito negativi, di individui o gruppi verso altri gruppi e i suoi membri. Queste attitudini negative di solito sono basate su generalizzazioni arbitrarie (stereotipi) che negano il diritto dei membri individuali di un certo gruppo ad essere riconosciuti e trattati come individui con caratteristiche individuali. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Discriminazione: comportamento attraverso cui le persone vengono trattate in modo iniquo a causa della loro appartenenza a un gruppo. Il comportamento discriminatorio, che inizia con comportamenti “leggeri” per arrivare ai crimini d’odio, spesso inizia con stereotipi negativi e pregiudizi. (da tolerance.org)
La discriminazione è un trattamento iniquo dei membri di diversi gruppi basato su genere, razza, classe sociale, orientamento sessuale, abilità fisica, religione e altre categorie. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Pregiudizio nascosto: si tratta di stereotipi e pregiudizi nascosti o automatici, cioè che eludono il controllo conscio. Possono rivelarsi in azioni, specialmente quando lo sforzo di una persona di controllare il proprio comportamento si riduce a causa di stress, distrazione, rilassamento, competizione. Le credenze e attitudini inconsce sono associate al linguaggio e a certi comportamenti come contatto visivo, battiti delle palpebre e sorrisi. […] Le persone che sostengono che i pregiudizi al giorno d’oggi non sono un gran problema stanno dimostrando per assurdo il problema dei pregiudizi nascosti. Dal momento che essi sono al di là della nostra consapevolezza, possono essere negati. […] Può non essere possibile evitare stereotipi e pregiudizi automatici, ma è certo posisbile rettificarli consapevolmente. Se si è consapevoli dei propri pregiudizi nascosti, si può monitorarli e cercare di migliorare le proprie attitudini inconsce prima di esprimerle in un comportamento. Questa compensazione può includere un’attenzione al linguaggio verbale, al linguaggio corporeo e alla stigmatizzazioe di gruppi-target. (da tolerance.org)
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Razzismo: per i propositi di questo sito, vogliamo che i lettori sappiano che usiamo il termine “razzismo” specificamente per riferirci a modalità individuali, culturali, istituzionali e sistemiche che hanno come effetto il creare vantaggi per gruppi storicamente o attualmente definiti come bianchi, e creare svantaggi per gruppi storicamente o attualmente definiti come non-bianchi ( Africani, Asiatici, Ispanici, Nativi Americani). Questa idea è in linea con chi definisce il razzismo come una unione di pregiudizio + potere. Combinando i concetti di pregiudizio e potere si focalizza il meccanismo in base a cui il razzismo provoca effetti differenti per gruppi differenti. La relazione e le dinamiche di questi elementi interdipendenti hanno permesso al razzismo di ricreare se stesso generazione dopo generazione, in modo tale che questo sistema che perpetua l’iniquità razziale non ha più bisogno di attori razzisti o di promuovere esplicitamente le disparità razziali nelle opportunità e negli effetti per mantenere tali differenze. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Razzismo strutturale: la normalizzazione e la legittimazione di una serie di dinamiche -storiche, culturali, istituzionali e interpersonali- che avvantaggiano quotidianamente le persone bianche producendo esiti avversi cumulativi e cronici per le persone non bianche. Comprende l’intero sistema della dominazione bianca, diffuso e infuso in ogni aspetto della società come la sua storia, la sua cultura, la politica, l’economia e il suo corpo sociale. Il razzismo strutturale è più difficile da localizzare in una situazione particolare perchè richiede effetti rinforzanti di molteplici istituzioni e norme culturali passate e presenti che continuamente riproducono vecchie forme di razzismo e ne producono di nuove. Il razzismo strutturale è la forma più profonda e pervasiva – tutte le altre forme di razzismo emergono dal razzismo strutturale. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Razzismo culturale: si riferisce a rappresentazioni, messaggi e storie che promuovono l’idea che i comportamenti e i valori associati alle persone bianche o alla bianchezza siano automaticamente “migliori” e più “normali” di quelli associati ad altri gruppi razzialmente definiti. Si esplica in pubblicità, spettacoli, film, libri storici, definizioni di patriottismo, nella politica e nelle leggi. E’ anche una forza potente per il mantenimento dei sistemi di supremazia interiorizzata e razzismo interiorizzato, e lo fa influenzando le credenze collettive riguardo a quali comportamenti definire appropriati, a cosa considerare bello, o a che valore dare alle diverse forme di espressione […] (per esempio quali tratti del viso e caratteristiche del corpo sono considerate belle, quali pratiche di genitorialità sono considerate appropriate). (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Razzismo individuale: credenze, attitudini, azioni di individui che supportano o perpetuano il razzismo. Può essere un atto deliberato, o l’individuo può agire per perpetuare o supportare il razzismo senza sapere cosa sta facendo. Per esempio: fare battute razziste, usare epiteti razziali, credere nella superiorità inerente alle persone bianche su altri gruppi; evitare persone di colore che non si conoscono personalmente, ma non fare lo stesso con persone bianche sconosciute; accettare le cose come sono (una forma di collusione). (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Razzismo istituzionale: si riferisce al modo in cui le politiche e le pratiche istituzionali creano effetti diversi per i diversi gruppi razziali. In questo senso, le politiche istituzionali possono non menzionare mai alcun gruppo razziale, ma il loro effetto è creare vantaggi per le persone bianche e oppressione e svantaggi per le persone dei gruppi classificati come persone di colore. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Razzismo interiorizzato: è ciò che si verifica in un sistema razzista quando un gruppo razziale oppresso dal razzismo supporta la supremazia e il dominio del gruppo dominante, mantenendo o partecipando alla serie di attitudini, comportamenti, strutture sociali e ideologie che è alla base del potere del gruppo dominante. Il razzismo interiorizzato implica quattro elementi essenziali e interconnessi:
– processi decisionali: a causa del razzismo, le persone di colore non hanno il potere decisionale finale su ciò che controlla le nostre [delle persone di colore] vite e risorse. Come risultato, a livello personale, possiamo pensare che le persone bianche sappiamo più di noi stessi-e [persone di colore] cosa serve fare per noi stessi-e. A livello interpersonale, porta [noi persone di colore] a non supportare la nostra autorevolezza e il nostro potere specialmente se sono in opposizione al gruppo razziale dominante. Strutturalmente, c’è un sistema all’opera che premia le persone di colore che supportano la supremazia bianca e il potere bianco e punisce o minaccia quelle che non lo fanno.
– risorse: le risorse, nella loro definizione più ampia (soldi, tempo, …) si trovano in modo iniquo nelle mani e sotto il controllo delle persone bianche. Il razzismo interiorizzato è il sistema che rende difficile per le persone di colore accedere a risorse per le nostre [delle persone di colore] stesse comunità e controllarle. [Come persone di colore] impariamo a credere che utilizzare le risorse per noi stessi e la nostre specifica comunità significhi non utilizzarle “per tutti-e”.
– standard: con il razzismo interiorizzato, gli standard di ciò che è appropriato o “normale” che le persone di colore accettano sono gli standard delle persone bianche o eurocentrici.
– nominare il problema: c’è un sistema che definisce impropriamente il problema del razzismo come un problema di o causato da persone di colore, e incolpa degli effetti (emozionali, economici, politici) le persone di colore. Con il razzismo interiorizzato, per esempio, le persone di colore pensano che le persone di colore siano più violente delle persone bianche e possono non considerare la violenza politica emanata dallo Stato o la violenza nascosta o privatizzata delle persone bianche e il sistema che le persone bianche mettono in campo e supportano.
(da www.racialequitytools.org‘s glossary)
Razza: costruzione politica creata per concentrare il potere nelle mani delle persone bianche e legittimare il loro dominio sulla persone non-bianche. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Identità razziale ed etnica: consapevolezza individuale ed esperienza di essere membro-a di un gruppo razziale ed etnico; le categorie razziali ed etniche che un individuo sceglie per descrivere se stesso basate su fattori come ereditarietà biologica, apparenza fisica, affliazione culturale, socializzazione iniziale ed esperienze personali. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
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Razzializzazione strutturale: connota il processo dinamico che crea ineguaglianze cumulative e durature basate sulla razza. Le interazioni tra individui sono modellate da e riflettono strutture sottointese e spesso nascoste che danno forma ai pregiudizi e creano esiti ineguali anche in assenza di attori razzisti o intenzioni razziste. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
Indica il raggruppamento di persone basato sulle differenze fisiche percepite, per esempio il colore della pelle. Questo raggruppamento arbitrario storicamente ha incrementato i pregiudizi ed è diventato uno strumento per giustificare il trattamento crudele e la discriminazione di persone non bianche. (tolerance.org)
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Alleato/alleata: persona che si assume l’impegno e compie lo sforzo di riconoscere il proprio privilegio (basato su genere, razza, classe, identità sessuale, ecc…) e agisce in solidarietà con i gruppi oppressi nella lotta per la giustizia sociale. Gli/le alleati-e capiscono che è nel loro stesso interesse eliminare ogni forma di oppressione, anche quelle da cui possono beneficiare in termini concreti. Gli/le alleati-e si impegnano a ridurre la propria complicità o collusione nell’oppressione di determinati gruppi e investono nel rafforzamento delle proprie conoscenze e consapevolezze dell’oppressione. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
Supremazia bianca: sistema storicamente determinato e istituzionalmente perpetuato di sfruttamento e oppressione di continenti, nazioni e persone di colore da parte di persone bianche e nazioni del continente europeo, allo scopo di mantenere e difendere un sistema di ricchezza, potere e privilegio.
(da www.racialequitytools.org‘s glossary)
Privilegio: potere sociale non guadagnato accordato dalle istituzioni formali e informali della società a tutti i membri d un gruppo dominante (per esempio: privilegio bianco, privilegio maschile, ecc…). Di solito è invisibile a coloro che lo detengono poiché siamo socializzati a non vederlo, ma mette chi lo detiene in una posizione di vantaggio sociale rispetto a chi non lo detiene. (da www.racialequitytools.org‘s glossary)
Privilegio bianco: si riferisce a una serie di vantaggi, concessioni, benefici e scelte non-problematizzate e non-guadagnate conferiti a persone solo a causa del fatto che sono bianche. Generalmente le persone bianche che godono di questo privilegio ne godono senza esserne consapevoli.
Privilegio bianco strutturale: un sistema di dominazione bianca che crea e mantiene sistemi di pensiero che rendono gli attuali vantaggi [per le persone bianche] e svantaggi [per le persone non bianche] razziali apparenemente normali. Il sistema include potenti incentivi per il mantenimento del privilegio bianco e dei suoi effetti, e potenti conseguenze negative per il tentativo di interrompere il privilegio bianco e ridurre i suoi effetti in modi siginificativi. Il sistema include manifestazioni interne ed esterne, a livello individuale, interpersonale, culturale e istituzionale. [Il termine indica anche] i vantaggi e gli svantaggi del privilegio bianco accumulati grazie ad esso e ad esso collegati che sono riflessi nelle ineguaglianze razziali/etniche dal punto di vista della speranza di vita e altre conseguenze del benessere, del reddito, della ricchezza, in parte attraverso differenti accessi alle opportunità e alle risorse. Queste disparità sono mantenute in parte negando che questi vantaggi e svantaggi esistano a livello strutturale, istituzionale, culturale, interpersonale e individuale, in parte rifiutando di riequilibrarli o di eliminare i sistemi, le politiche, le pratiche, le norme culturali e altri comportamenti e convinzioni che le mantengono.
Privilegio bianco interpersonale: comportamento fra persone che consciamente o inconsciamente riflette la superiorità bianca o la sua legittimazione.
Privilegio bianco culturale: un insieme di convinzioni culturali dominanti riguardo a ciò che è buono, normale o appropriato che riflette la visione del mondo bianca tipica dell’Europa occidentale, e svaluta o demonizza altre visioni del mondo.
Privilegio bianco istituzionale: politiche, pratiche e comportamenti delle istituzioni -scuole, banche, agenzie no-profit, sistema giudiziario- che hanno come effetti il mantenimento o l’incremento dei vantaggi accumulati dai gruppi definiti bianchi, e gli svantaggi per i gruppi razziali o etnici definiti non bianchi.
(da www.racialequitytools.org‘s glossary)
Complesso del salvatore bianco (white savior complex): si riferisce alle conseguenze del comportamento di una persona bianca che agisce per aiutare persone non bianche, in altri paesi o nel proprio, in una modalità che risulta essere auto-celebrativa o auto-referente. “Non riguarda le intenzioni individuali ma l’impatto. L’impatto [di queste azioni] è la continua disumanizzazione e infantilizzazione coloniale di milioni di Africani [o afrodiscendenti]. Il complesso del salvatore bianco può essere fatto risalire alla brutalità razzista del colonialismo” (M. Mumisa, docente alla University of Cambridge). Tra gli elementi problematici del complesso del salvatore bianco c’è la continuazione dell’idea che l’Africa o altri luoghi del Sud del mondo siano lande desolate di povertà, lasciando quindi in ombra altre narrazioni. La narrazione derivante dal complesso del salvatore bianco favorisce una visione unidimensionale degli abitanti del luogo in cui la persona bianca agisce allo scopo di “aiutarli”. Inoltre, le persone bianche, soprattutto nel caso siano persone famose, diventano il centro dell’attenzione dei media, eliminando quindi dalla rappresentazione gli abitanti del luogo che si occcupano di quel determinato problema tutto l’anno.